Perché non si racconta la verità? E’ vero che nella
“notte dei precari” migliaia d’insegnanti hanno ricevuto la comunicazione della
nuova destinazione, ma non si racconta come il trasferimento metterà in
ginocchio molte famiglie. Già, di fronte alla crisi occupazionale, molti
insegnanti saranno costretti ad accettare cattedre fuori provincia, … chi rifiuta perderà il diritto all’assunzione.
Ecco alcune situazioni reali, testimonianze
spontanee di docenti precari che sono stati assunti a centinaia di Km di
distanza da casa loro.
Non si tratta di giovani avventurosi, ma madri, padri di famiglia ormai
adulti, molti tra i 50 e i 55 anni. Persone che hanno un mutuo, genitori
anziani da assistere e che dovranno spendere il misero stipendio per muoversi …
alcuni per restare e ricominciare. E che senso ha la ricetta "tariffe e
affitti agevolati per i precari" quando i proprietari d’immobili vogliono
l’affare? Questi governanti li vorrei avventurosi come loro …. Mah!
Qualcuno mi
risponde che la vita è un'avventura: “Tutti
dobbiamo sempre affrontare sfide. Io non mi ritengo avventuroso ma a 52 anni ho
chiuso una attività e ne ho iniziata un'altra(con molte incognite e debiti credimi)
e il mondo è pieno di persone che fanno lo stesso, la vicenda migranti, i
lavoratori in quasi tutto il mondo: cambiano, ma si muovono. è questo desiderio
di sicurezza (comprensibilissimo) di riconoscimento x grazia di categoria che
tutti noi dovremmo elargire alla casta degli insegnanti che è un castello di
sabbia, una realtà dedicata... Ognuno di noi ha una sua realtà dedicata, ma è
bene accorgersene”
Concordo che la
vita è un’avventura, ma quando lo sforzo cosciente influisce sulla qualità e
non una roulette messa in moto da chi poi osanna alla vittoria, incurante degli
effetti umani che, probabilmente, poco conosce il mio interlocutore. La vita è
una scalata e ciascuno cerca di trovare la via che, dalla base, lo porti in
cima. Le sfide sono tante, spesso ardue e, di sicuro, non avventurose per chi è
costretto a fuggire dalla morte violenta, come quei fiumi umani che migrano,
inondando le terre europee, africane, messicane, … (è terribile solo a
pensarci). Non è un’impresa libera per i disoccupati di qualsiasi età,
costretti ad abbandonare quel poco di sicurezza offerta dal luogo di origine.
Non è libertà di scelta per chi perde il lavoro e che elemosina un piatto caldo
nelle lunghe file della Caritas o chi è costretto a trasferirsi lontano dalla
forza del ricatto … farlo a 50 anni è molto doloroso.
Lui parli di
“Casta” … davvero pesante! Ci stiamo abituando al degrado delle funzioni
sociali e che investe soprattutto il mondo dell’educazione. A prescindere
dall’aspetto economico che ha ben poco di privilegiato, chi ha 20 anni di
precariato nella scuola a 1200 euro per 9 mesi l’anno, non può altro che
dimostrare l’anima educativa e il coraggio di una missione così svalutata dal
mercato. Comparare e comunicare il proprio successo può gratificare. Elogiare
le proprie virtù può infondere coraggio, ma anche trasmettere più timori che
speranze. L’esaltazione è un modo di pensare e vedere la realtà oggi troppo
diffusa da chi si trova in cima alla montagna. Che senso ha prendere il suo
esempio quando ognuno ha la sua storia? Se c’è anche una sola possibilità di
scelta, si è più responsabili con il proprio modo di vivere. E’ quando non c’è
che preoccupa!
… e se la vita fa
da maestra, possa perdere la
sua asprezza e sia più dolce e salutare per ogni
essere, senza doverci spingere tanto più in là
solo con l’immaginazione!

bellissima l'immagine dell'esaltazione che crea paure. Dovremmo rifletterci: finora, mi hanno sempre detto che si doveva fare lezione di autostima "sono bravo, sono forte, come ho fatto ho fatto bene...". Io mi sono sempre sentita inadeguata, perché invece, non ho mai fatto bene e non ho mai ragione. Se non sono gli altri, sono io la prima critica di me stessa, sono io che trovo qualcosa che non va. E, allora, tutta la psicanalisi moderna, che suggerisce di darsi sempre ragione???
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