Spesso consideriamo la sofferenza come una punizione divina o del fato a causa di una qualche "colpa" primordiale. Ne sono esempi il mito di Prometeo o le interpretazioni bibliche. Il buddhismo non tratta del senso di colpa, esso si pronuncia in termini di cause e di effetti. Il "mal di esistere", così diffuso nel mondo, deriva sostanzialmente dall’attaccamento alla vita e dalla pretesa di poter dominare la realtà. Desiderio e sofferenza hanno origine dalla credenza nell’esistenza reale di un “io_sostanza” e, solo attraverso la pratica, la persona può essere condotta a estinguere l’ignoranza e a mascherare la natura illusoria di tutti i fenomeni.
Il problema centrale è la sofferenza umana, la conoscenza della sua causa, l’individualità, e la cessazione della sofferenza attraverso l’eliminazione della causa. Per comprendere le afflizioni della nostra vita è utile considerare uno dei primi insegnamenti del Buddha che riguarda le quattro verità fondamentali, esse assicurano che è possibile liberarsi dal dolore e ci insegnano il cammino della liberazione. Siamo convinti che ciascuno di noi e tutto ciò che ci circonda siano impermanenti, ma soprattutto che siano nostri, il cosiddetto “mio”. Nel corso della vita cerchiamo di far nostra una cosa dopo l'altra, per soddisfare un illusorio senso di sicurezza, ci attacchiamo ai beni materiali, alle idee e opinioni riguardanti la nostra persona e il mondo che ci circonda.
Non sono un’esperta così attingo, con rispetto, agli insegnamenti di validi maestri ed ai testi di nobili autori, come Mark Epstein e Thich Nhat Hanh. Sintetizzerò qui il senso delle Quattro nobili verità che possono aiutare a comprendere la condizione di sofferenza che accomuna tutti gli esseri senzienti ... può essere un primo passo per proseguire nella ricerca.
dukkha - l'universalità del dolore
il sorgere, o l'origine del dukkha - la diagnosi
la cessazione del dukkha - l'estinzione
il sentiero che conduce alla cessazione del dukkha - la terapia
Dukkha è un termine difficile da tradurre, non è solo sofferenza, ma riguarda tutti gli aspetti del ciclo vitale (samsāra) al quale tutti gli esseri sono assoggettati come l’impermanenza, la vacuità e altro.
Nel samsāra gli esseri sperimentano quattro sofferenze principali: nascita, vecchiaia, malattia e morte; inoltre provano di conseguenza alcune sofferenze secondarie come: ottenere quello che non si desidera; non ottenere quello che si desidera; non riuscire a mantenere quello che si ha.
M. Epstein nel suo libro "Pensieri senza un pensatore" evidenzia come, la psicologia buddhista, può essere d’ispirazione e integrata nella pratica da tutti coloro che operano nella relazione d’aiuto.
Riporto qui il capitolo “Le Verità del Buddha” aiuta a toccare un tema profondo e difficile; Epstein espone, ad una mente occidentale, il percorso dalla malattia alla salute mentale, da mente esperta, evidenziando che il dolore è radicato in ogni evento della vita umana e può essere compresa da chiunque sia disposto ad accettare la propria esperienza esistenziale per quella che è. Saranno riportate in sintesi alcune riflessioni di Thich Nhat Hanh che, come sempre e con parole semplici, aiuta a comprendere come la nostra sofferenza è anche la sofferenza della coscienza collettiva dei nostri tempi (“L’unico mondo che abbiamo”).
Mark Epstein