sabato 30 marzo 2013

E' osare chiedere una vita più felice?

La nostra giornata “tipo” è un bombardamento d’informazione. Può essere positivo se ciò implica conoscere per esserci, per partecipare e condividere. I boss che decidono la nostra sorte impongono un nome, la chiamano “logicità delle cose”, discutono di grandi idee mentre noi, piccoli esseri, parliamo di persone. Di chi è in difficoltà e ha fame, fame per chi non ha un lavoro, per chi lo perde, per chi pur lavorando non ce la fa … nel mentre i politici si contendono il trono d’oro, tra ingiurie e botte morali. Grillo sale e le stelle stanno  a guardare. Non è uno sceneggiato televisivo, sullo sfondo c’è una storia di grandi conflitti umani, mentre all’estero godono delle nostre lotte fratricide. Lo sfondo si allarga evidenziando la furbizia politica che, nella forma becera del populismo, nega le istituzioni in nome del popolo e del gruppo d’appartenenza, quel popolo che chiede altro e che, disorientato, rischia di fare la fine della Grecia e di Cipro. Sarebbe davvero ora di realizzare un ideale e un progetto di vita più felice, non si può non pensare a questa possibilità… è l’unica che ci rimane.
 Risposta di Carlo Venturini
Una vita piu' felice presuppone condivisione e servizio, queste due cose rimangono solo delle parole. La legge della giungla ricoperta dall'ipocrisia che utilizza la disponibilità la responsabilità e la fede è diventata cibo per popoli mentre i piu' "grandi" banchettano con il sangue di creature divise che si scannano tra loro. Toccherebbe si, affrancarsi da questo orrore millenario imparando conoscendo e praticando giornalmente valori realistici e pratici di solidarietà e fermezza con la determinazione di scacciare ogni abitudine, sollecitazione e distrazione che ci mantiene collegati a questo tipo di mondo. Senza tuttavia aspettarci compagnia, solidarietà o riconoscimenti dovrebbe essere e rimanere un sentiero individuale per il benessere comune e dove non fosse possibile almeno non di danno agli altri. Non dovremmo aspettare che altri si uniscano per iniziare ne per continuare.

 E’ un osare invocare una vita più felice, dici bene, l'uomo è una creatura egoista che porta con sé, da un tempo imprecisabile, la parola d’ordine “io voglio”. Il nostro spirito collettivo di solidarietà rinasce ogni qualvolta viviamo dolore e distruzione, per poi ricadere nella trappola dell’ego, della discriminazione, delle diseguaglianze … oggi più che mai siamo scossi dalla “guerra delle ideologie” che ci proietta in una contesa senza tregua, incuranti della diffusione de disagi. L’individualità “premia” quando sottomette ed è inevitabile che ci sia, prima o poi, una tragica resa dei conti. Rabbia, rancori, la bile inquina corpo e mente, la reazione è scoordinata, non ha appigli, illude e provoca altro male. Il ricominciare è nel sentiero spirituale, inevitabilmente deve essere individuale, ognuno dovrebbe fermarsi, osservarsi e curarsi, per poi diffondere la terapia come quando riparando l’auto, eviti di causare danno agli altri. E’ solo il primo passo, siamo spiritualmente esseri deboli e non esiste alcuna grazia divina che, dall’esterno, possa correggere i nostri infiniti errori. Oggi più che mai c’è bisogno di guide illuminate che possano sopperire il mancante e di saggezza, quella che viene dal cuore; coltivare una mente naturale è la base della nostra educazione, più la condizioniamo alla competizione più saremo schiavi dell’ego e, a questo punto, anche i principi saggi possono durare poco.

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