Ci siamo quasi, è tempo
di scrutini. Sempre più le scuole si stanno trasformando allo scopo di favorire
il mercato e non la persona. Al collegio docenti ci consigliano di dare agli
alunni una possibilità fino all’ultimo giorno anche a chi, per un anno intero,
ha lavorato poco o nulla e solo alla fine si scuote un po’. Più alunni promossi più la scuola incassa. Come
insegnante non sempre mi ritrovo in accordo alla dirigenza e al suo staff, non si
può fare mercato sull’educazione. A nulla servono le minacce dei ricorsi o la
rabbia dei genitori. Educare è un’arte, dove ogni insegnante deve escogitare
strategie, inventare e immaginare percorsi possibili e non è facile aiutare a tirar
fuori ciò che sta dentro ad ogni alunno in un mondo così condizionato, così
incompreso e così connesso al traffico commerciale.
Ed ecco i pianti di chi
alla fine dell’anno sente la sconfitta. Questi giovani arrivano alle scuole
superiori già feriti da troppo protezionismo e rassicurazioni … “Va tutto bene,
non preoccuparti”. Perché ingannarli? Negli ultimi anni le competenze
degli studenti seguono una tendenza negativa tanto da richiedere azioni
incisive come i corsi di recupero o percorsi individualizzati liberandoli non
solo dalla responsabilità del loro ruolo, ma sostenendo la richiesta dei
genitori a fare molto di più per i loro figli. E perché non spronare i genitori ad assumersi pienamente il proprio
compito educativo senza incolpare l’insegnante del fallimento dei figli?
E come qualcuno asserisce, le difficoltà mettono radici, i modelli si cristallizzano
e gli stereotipi prendono il sopravvento.
Abbiamo contribuito a
creare una società malsana tanto da avere più di 2 milioni di giovani NEET. I
nostri adolescenti se pur considerati “grandi” nel pianeta dei consumi e abili
nell’uso delle tecnologie, dall’altro sono stabilmente tutelati dal lupo
cattivo. Non solo non siamo più capaci di chiedere a loro responsabilità, ma li
incoraggiamo a essere sempre più lontani dall’avere un’idea sul futuro. Diciamo
loro di non stare in apprensione ma è quando tutto non va liscio, cadono nella
disperazione e sperano di trovare altri conforti.
Il danno passato è
inconsapevole, ma è altro danno il nostro pietismo e la paura dei ricorsi tanto
da elargire promozioni ingannevoli. Pensiamo davvero in questo modo di aiutarli
promuovendo chi non è degno? Se a 16, 17 anni si comportano così, come saranno
a 25 o 30? S’inventano nuove teorie e poi si trasformano in verità. Una realtà
che si ripete ogni anno, tanto da trasmettere alle future generazioni che,
anche se non si fa nulla, tutto si risolve, l’importante è recuperare
all’ultimo istante. E’ la via dei furbi ed è la più facile. Bella scuola la
nostra e poi ci si stupisce quando un criminale dopo aver corrotto, rubato o
evaso può essere eletto e pretendere di rappresentarci solo perché ha compiuto
un atto di beneficienza. Non temo i ricorsi né le pretese dei genitori
protettivi. E se poi, secondo la “Buona Scuola” non sono meritevole di essere
una “buona” insegnante, allora datemi un calcio e restituitemi il diritto ad
andare in pensione. La società si sta disgregando e tutto va troppo veloce, per
me scuola è rigenerare la persona e non per sfornare potenziali consumatori e disonesti.