I morti non interrompono i flussi
migratori. La legge non ferma il femminicidio. L’amnistia non risolve il
problema delle carceri. Le bonarie parole non cambiano le coscienze. Nessuna
politica migliora la realtà. Nulla completa, è la verità dell’oggi. Ci perdiamo
in qualsiasi forma di attività che copre qualcosa, nascondendoci in nobili
parole, ma tutto ci rende sempre più impotenti, sprovveduti, inconcludenti e insensibili.
In questa incertezza, unica difficoltà è trovare cosa è giusto ora fare e, in
questo, sono molto confusa, eppure me lo ripeto spesso che c’è la necessità di
agire senza indugio. L’abitudine rende sterile ogni azione, poiché la
sofferenza si estende. Dove sono i “Giusti” che com-prendono il problema umano e
che possono, nel loro agire, con-tenerlo?
Lucrezia Intagliata: Comprendo
il tuo pensiero...ma alla tua domanda, credo stia tra di noi persone comuni con
la loro vita fatta di piccole cose...sembrerà banale ma mi piace vederla così.
Giancarlo Giovannini: Fino
alla parola insensibili è tutto perfetto, chiaro e lucido, poi quando esprimi
la necessità all'azione tutto si confonde. Forse è la necessità all'azione che
confonde e, i giusti non li troverai, sono solo l'effimera espressione di un
bisogno destinato a restare incompiuto …
Nicola Di Pippo: Le
cose accadono perché sono state poste le cause del loro accadere, tutto sommato
esse sono: pensieri, parole e azioni; nessuno pensa, parla e agisce per noi e
indipendentemente da noi. Se cerchi il "Giusto", devi conoscere la
"giustizia", dove risiede?
e come si manifesta? da dove proviene? esiste un possessore di giustizia? o
piuttosto un posseduto dalla giustizia? come pensa, parla e agisce un
"Giusto"? come riconoscerlo?
Che
tutto parta dal singolo non ho dubbi … e che dire sul “sapere” di chi è fuori
di noi e che regge una “responsabilità allargata”? Si dice che la saggezza è sinonimo
di sapere e, quando manca, la nostra esistenza sarebbe impraticabile; con la
conoscenza abbiamo costruito grandi cose senza offrire ben-essere ma solo
dipendenza. Tutto può essere essenziale per la vita esteriore, tuttavia la
comprensione della vita umana non cresce. Che i giusti in questo mondo non ci
siano è disconoscere il bene, Borges lo esprime molto chiaramente. Quando domina il diritto del più forte, chi pensa
di sapere detta le regole della giustizia, ma il senso della giustizia è nel caos a tutti i livelli umani. Intendo
quella virtù che restituisce agli altri ciò che è loro dovuto, nel senso di
giustizia come dovere verso i bisognosi che ci stanno attorno e nell’intero
mondo (vedi pensioni minime, vitalizi, casa, asilo politico …) e non solo
prendere consapevolezza di cosa comporta divenire adulti rispetto al compimento
del reato.