sabato 5 ottobre 2013

Dove conduce il sogno della vita?


Ricordo che un tempo, chi lavorava la terra, sperava che i  figli vivessero in una città ricca di confort e che diventassero operai della Fiat, della Breda e quant’altro. Molti migrarono dal Sud al Nord e molti ci riuscirono. Ma furono in troppi a desiderare. Così si costruirono dormitori nelle periferie delle grandi città e nacque un nuovo sogno e venne il momento che l...e famiglie di operai ebbero l’ambizione di desiderare per i propri figli di diventare architetti, dottori, ingegneri, avvocati, insegnanti, notai, imprenditori, liberi professionisti. Per possedere una casa propria, una macchina, privilegi, vacanze oltre i confini, insomma uno “status sociale” degno di rispetto. Per tutto questo si fecero sacrifici immensi e dolorosi risparmi .... in molti ci riuscirono. Oggi cambia la speranza e chi ha raggiunto quegli apparenti privilegi, ha un sogno che abbiamo rinunciato solo pochi anni prima. Fantastica che i propri figli possano almeno essere operai, idraulici, manovali, meccanici, falegnami .... solo in pochi ci riescono. In molti trovano serie difficoltà tanto che, chi può, cerca di andare oltre i confini. Così, in questa nuova realtà, il precario cinquantenne ... e sono in molti... ha solo un sogno che suo figlio possa almeno diventare contadino.

Tutto si ripete, ma in forma sempre più drammatica.

E’ forse vero che la società debba esistere solo per dare all’essere umano prosperità e libertà?  Nessuna società offre la possibilità di rendere l’uomo libero. Tutti la costituiscono, la organizzano la guidano secondo i propri bisogni e i propri stati psicologici, ma essa ha creato nuovi conflitti annientando anche la nostra intimità. Non abbiamo trovato quell’equilibrio tra esterno e interno, tra uomo e cittadino. Non può prevalere il senso di appartenenza a un gruppo sociale quando si annichilisce o si sacrifica l'uomo.





 

 

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