Oggi è così, ed è in questo camminare sulla terra bagnata che penso a come possiamo essere felici. Le parole del contadino sono
chiare e non rallegrano, non può raccogliere i frutti del suo lavoro, ..... mi
parla del suo orto allagato e della sua rassegnazione. Dove va la ricerca?
Cammino e mi sento impigliata in nuovi problemi, un attimo prima ero felice di
trascorrere il pomeriggio a camminare sulla terra bagnata. Attraverso le cose
questa felicità genera una divergenza. La bellezza della camminata diventa
surrogato, io creo l’emozione felice ed è solo sensazione che fa nascere
pensieri che qui esprimo con parole. Tutto è surrogato, la memoria vincola, inutile
evitarla perché non libera. Ecco, la felicità non si trova nel pensiero, non
sta nel desiderio, non ha un’identità. Se c’è solo sensazione, si perde a
contatto con le cose che la negano, non posso agganciarla a una coscienza
piacevole, può essere meraviglia, stupore, commozione ..... ma anche dubbio,
coscienza, idea, vanto, paura. L’incognito mi lega alla mia indefinibile
umanità.
A volte le cose ci
colpiscono .. e tutto ha un senso

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